In sella alle Honda XL750 Transalp per “The Road of Hope”. Francesca e Maurizio sono partiti da Imperia per arrivare da Padre Floriano, in Madagascar.
Tutto ha avuto inizio poco prima dello scorso Natale, quando Francesca Gasperi e Maurizio Gerini, entrambi piloti rally, hanno incontrato sulle alture che sovrastano Imperia padre Floriano Strappazzon, attivissimo ottantasettenne missionario ligure che da sessant’anni presta opera nella regione di Ihorombe nel sud-est del Madagascar, dove vivono sessantamila persone isolate da tutto.
Padre Floriano racconta ai due di essere impegnato in un nuovo progetto: il rifacimento di una strada dissestata che collega il villaggio di Begogo a Iakora, dove si trova l’ospedale più vicino.
Dopo aver contribuito alla costruzione di scuole, chiese e un impianto idroelettrico, adesso vorrebbe ricostruire quella strada, che rappresenta sostanzialmente l’unica possibilità di fornire assistenza a persone che non hanno nulla. I fondi per realizzarla però scarseggiano. È in quel momento che il sogno di padre Floriano diviene anche il sogno di Francesca e Maurizio.
Una mano sull’acceleratore e l’altra sul cuore
Inizia così una nuova avventura per Francesca Gasperi, alias Pispi, l’eroina a fumetti che combatte per realizzare i propri sogni con il motto “una mano sull’acceleratore e l’altra sul cuore”.
Quale miglior modo di affrontare un’avventura di questo genere se non partendo a bordo della leggendaria “rally touring” Transalp, rientrata all’inizio di quest’anno nella gamma Honda?
Un viaggio su due ruote per una causa nobile, ma non per questo privo di difficoltà.
Il viaggio in sella alle Transalp
La partenza è datata lo scorso 11 maggio da Imperia, poi via attraverso i Balcani, la Turchia, il Kurdistan, l’Iran, l’Iraq, il Kuwait e l’Arabia Saudita per raggiungere infine l’Africa e quindi la meta finale in Madagascar.
Scopo della missione: lanciare una campagna di raccolta fondi per sostenere il progetto di Padre Floriano.
«Un viaggio tra i continenti durato due mesi, condiviso giorno dopo giorno sui canali social, durante il quale non sono mancati gli imprevisti. Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate nella prima parte del viaggio sotto la pioggia fino in Kurdistan – racconta Francesca – un temporale dietro l’altro, non smetteva mai di piovere.
Raggiunto il Kurdistan, volevamo scendere in Iraq per poi accedere al Kuwait e all’Arabia Saudita, ma il visto non ci permetteva di entrare in Iraq. lI Kurdistan è infatti una regione indipendente dello stato iracheno. Abbiamo pensato di volare a Baghdad per fare il visto e tornare in Kurdistan, ma le moto non potevano restare lì.
A quel punto abbiamo cambiato rotta e attraversato l’Iran tra paesaggi meravigliosi e gente estremamente ospitale ed accogliente. Abbiamo mangiato nelle loro case e ci hanno anche offerto da dormire, ma noi avevamo la nostra tenda. Alcuni ci hanno persino pagato la benzina.
Al consolato mi hanno invitato a indossare il velo, e l’ho fatto; quando le macchine ci superavano ho visto donne con l’hijab salutarmi ed incitarmi, coperte dal velo, vedevo solo i loro occhi, incrociavo i loro sguardi, in dogana mi hanno detto che alle donne iraniane guidare una moto non è concesso!»